Il pensiero lungo dello scrittore, di Natale Antonio Rossi.

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Il pensiero lungo dello scrittore (*)

di Natale Antonio Rossi – Presidente UIL UNSA

* Lo scioglimento del Sindacato Nazionale Scrittori richiede  la massima attenzione ai fini di una destrutturazione e ri-organizzazione del comparto Autori/Scrittori italiani. La riflessione che segue è presentata alla Direzione della UIL UNSA, suggerendo la unificazione (temporalmente concordata) con il Sindacato Libero Scrittori Italiani e la candidatura della UIL UNSA al ricevimento del patrimonio del Sindacato Nazionale Scrittori.

In una crisi etica quale quella attuale, che investe la cultura, la politica e la scienza, gli uomini e la loro coscienza, e per l’invadenza dell’economia finanziaria, l’arte e la poesia, espressioni dell’ingegno, sono rimaste pressoché estranee alle suggestioni della corruttela e del malaffare. E’ costatazione d’obbligo, indiscutibile, non al fine di predisporre speranze, ma per avere intelligenza di quanto di salvo e di malverso c’è intorno. E per riflettere sulla nostra qualità di rappresentanti degli Autori/Scrittori.
Il liberalismo scosso che ha portato gli stati e i popoli a non poter più decidere del proprio destino, sopraffatti gli uni e gli altri da interessi economici di gruppi extranazionali, ha sfiorato e colpito, ma non corrotto, gli autori/scrittori (pur se taluni mostrano atteggiamenti compiacenti verso il potere). Proprio questi ultimi hanno riscontrato difficoltà nell’esercizio delle loro professioni, soffrono il disagio economico che intride le loro espressioni artistiche, i loro lavori, e che rende ancor più deboli le loro aspirazioni professionali.
Non hanno cessato tuttavia di lavorare, di produrre opere dell’ingegno. Pur se queste, come sempre si dice, sembrano avere un valore minore di quelle di prima, dato che nessuno autore, in vita, ha mai saputo se ciò fosse vero. Il darsi arte quotidiana continua ad esistere, progetta il futuro e produce infaticabilmente opere, di ogni espressione, destinate a persistere e, senza saperlo sul momento, a fare la storia del pensiero e dei movimenti artistici. Tutto avviene senza un ordine, in modo confuso. Nel bailamme di questo “fare arte” compaiono tante piccole vicende animate da manufatti artistici importanti per chi ne vive la creazione, meno per chi osserva. Gli stessi Autori (il nostro interesse è rivolto prevalentemente ai viventi), a volte, vedono le loro opere destinate all’oblio, poche a restare nel ricordo, mentre quelle predilette dal cosiddetto mercato vengono travolte da logiche economiche che le commercializza, anche senza distinguere tra scelta o scarto estetici.
Le associazioni di categoria degli Autori, se non sono costrette ad attendere alle esigenze dei loro dirigenti, quando cessano di essere afflitti da problemi domestici, quando smettono di essere autoreferenziali,si dedicano con autorevolezza alle tutele sociali e alle attese professionali dei propri iscritti. Cominciano col rivendicare i diritti morali degli Autori, che sono propedeutici a qualsiasi azione tesa ad affermare l’importanza delle risorse patrimoniali e dei proventi per proprietà intellettuale. Gli Autori, innanzitutto gli scrittori e gli artisti visivi e poi gli altri (e ancor più, oggi, quelli dei nuovi linguaggi), sono dei lavoratori che non hanno nessuna salvaguardia occupazionale. Sono afflitti da una contrattualizzazione privata in cui interloquiscono (quando capita) come “soggetto debole” e da una precarizzazione che, a volte, per attendere alle necessità del quotidiano, fanno ricorso a secondaria occupazione. Da ciò sono afflitti gli scrittori, più degli altri autori**.
____________

** In merito si ricorda il testo di Carlo Bo, “Letteratura come vita” e il saggio Mestieri di scrittori, Palermo Sellerio 2008, di Daria Galateria, in cui, con esempi non solo italiani, è esemplificato come “molti scrittori, per mantenersi, hanno dovuto lavorare” e tutti “lamentano che sia la scrittura l’impegno più massacrante”.

* * *

1. L’ossimoro politico a senso unico del nuovo subito vecchio.

Ha qualche importanza lo scioglimento del Sindacato Nazionale Scrittori – CGIL? Si tratta di un non-nulla o va considerato come ipotesi di un danno politico procurato alla categoria degli scrittori? E’ solo una questione interna alla storia di una organizzazione in esaurimento di funzione, dovuta anche all’inanità dei suoi dirigenti, o si tratta della fine politica di una rappresentanza – tout court – della categoria degli Autori/scrittori? E più correttamente: c’è qualcosa di politicamente operante che nel SNS costituisce retaggio (a prescindere dalla passione che anima gli scrittori  più avvertiti e illuminati) di cui le organizzazioni che proseguono come collettivo e come categoria debbono fare tesoro?
Chiunque abbia desiderio di cogliere la qualità dei processi reali, nella vita pluridecennale del Sindacato Nazionale Scrittori poco o nulla è accaduto in fatto di battaglie sindacali, culturali a salvaguardia degli autori e della proprietà intellettuale. Ciò fino alla scissione operata da Aldo de Jaco, Francesco Jovine, Antonio Piromalli, Maria Racioppi, Ettore Violani ed altri, fino cioè alla comparsa del Unione Nazionale Scrittori (segretario Massimo Nardi) poi divenuta UIL Unione Nazionale Scrittori Artisti. Anzi, in quella storia, si sono dovuti perfino riscontrare i danni di una distrazione di rappresentanza. Come quando nel giugno 2007, in sede di assemblea SIAE, anche i rappresentanti del SNS approvarono uno statuto che, voluto dagli editori,privava gli scrittori di quasi tutte le tutele (come fu più volte rilevato anche in sede di Commissione OLAF).
Forse per questo il successivo declinare di quell’organizzazione è stato inevitabile. Non solo: mentre nel nuovo mondo tecnologico si andavano travasando aspetti significativi della storia degli scrittori, non solo italiani, la cultura della svolta mediatica e la sua rapidità di evolversi non permisero ad alcuni di adeguarsi alle modalità del cambiamento. Inerti e privi di una visione avvertita del fenomeno che trasferiva il “fare scrittura” e la proprietà intellettuale in ambito telematico, non si sono accorti che un altro profilo dell’autore/scrittore si andava innestando sugli aspetti tradizionali. Mentre si andava imponendo un’altra centralità della proprietà intellettuale,sollecitando una visione nuova della produzione letteraria e nuovi modelli di sviluppo della scrittura, quei dirigenti ritennero (e ancora oggi ritengono) che il problema debba essere posto nei termini della cosiddetta “vertenza cultura”, come quella discussa nell’ottobre 2013,in cui ha svolto un ruolo insidioso la soggezione verso altri poiché si dichiarò “ci viene richiesto di sciogliere il SNS” (Sindacato Nazionale Scrittori).
La UIL UNSA, in sinergia con il Sindacato Libero Scrittori Italiani, che da tempo si è mossa con altri intenti ed impeto, non ha avuto dubbi: le forme della rappresentanza degli Autori/Scrittori sono divenute ancor più necessarie e hanno accresciuto la loro azione per:
. adeguarsi allo sviluppo della centralità assunta dalla figura dello scrittore nel mondo tecnologico,
. sviluppare relazioni istituzionali, dentro il mondo della produzione e del lavoro intellettuale,
.essere in linea con l’economia di mercato che la distribuzione informatica del prodotto letterario impone,
promuovere iniziative sociali più raffinate, in linea con un rinnovato intendimento del rapporto tra pubblico e privato,  in una società di mercato che propone il profitto – anche in ambito letterario/editoriale – come agente incontrollato del fare economico,
. adottare nuove e più incalzanti modalità nel rispetto della “dichiarazione di intenti” per cui la divisione delle organizzazioni e dei loro associati (nonché degli esponenti del settore) danneggia tutta la categoria degli Autori nonché quella degli scrittori,
– essere e restare dentro i documenti programmatici (anche se confusi) del cambiamento in quanto rappresentanti degli scrittori “viventi”,
– conoscere le strutture che di continuo trasformano il mondo multimediale.
In tale ambito – come si sa –tutto è non-luogo e il vecchio, inteso  nelle varie accezioni tradizionali della produzione delle opere letterarie,è divenuto nicchia e destinato addirittura a non essere ammesso. E’ la logica dello strumento mediatico (che pervade ambito politico).Ciò che adesso è nuovo diviene in breve obsoleto, inseguendo l’ossimoro a senso unico della tecnologia multimediale per cui il nuovo è subito vecchio: il consumo del supporto che ospita le opere è a scadenza prevista per legge di mercato, per la limitatezza del materiale e dell’incessante susseguirsi dei nuovi prodotti. 
E mai interviene l’inverso, come a volte avveniva nel mondo pre-mediatico.
       Importante, però, è rilevare, registrandone le modalità, che lo scrittore – nell’accezione della contemporaneità – è nuovo motore, partecipe primo anche nella filiera dei soggetti della trasformazione,pur se proprio la sua scrittura è stata e ne è la vittima. E’ allo scrittore che è stato richiesto di rimanere se stesso e al contempo di compiere il primo sacrificio,di mutarsi in breve e subordinare la scrittura allo strumento/supporto su cui questa si deposita e che l’ospita.
La Federazione Unitaria Italiana Scrittori, la FUIS, fondata dalle tre organizzazioni e cioè dal Sindacato Libero Scrittori Italiani – afferente alla CISL, dal Sindacato Nazionale Scrittori afferente alla CGIL e dalla UIL Unione Nazionale Scrittori e Artisti, non ha e non può avere dubbi. Gli esiti della sua azione (nei tre anni di vita e di attività che compie nel prossimo settembre) sono precipui e pertinenti agli interessi degli Autori/scrittori di cui è la struttura maggiormente rappresentativa. Infatti ha avviato un processo importante di riconoscimento fattuale delle sua  azioni e iniziative,di istituzionalizzazione e di internazionalizzazione poiché si è accreditata nel far seguitare i termini e i confini della tutela della proprietà intellettuale nell’attuale società attenta alla tutela multimediale. Ed è la qualità concettuale di questa tutela, di cui non tutti sono consapevoli pur se esplicitata nei comunicati dell’AGCOM, che ha invaso i settori – tutti – della produzione letteraria e artistica, sia essa in conto della comunicazione odella conoscenza.
La FUIS, proprio per l’idea che l’ha originata e per l’attività svolta,è consapevole che la presenza dell’Autore/scrittore è talmente primaria negli strumenti utilizzati oggi e in quelli che utilizzerà l’informatica di domani(comunque si trasformi), che ogni sistema di socialità, di rapporto di comunicazione e di nuova conoscenza  tra persone e cultori, tra individui e studiosi, tra gruppi e popoli,passa e passerà attraverso forme di scrittura (anche se non di rado connesse con la visione). E queste, a loro volta, sono rafforzate dalla loro continua trasformazione (twitter, facebook, smartphone, tablet e prossimamente phablet, con tecniche di storytelling,e crossmedialità, webseries, solo per citare alcuni termini più noti, ecc.) pur non potendo prescindere dalla propria natura di scrittura (anche tradizionale) e dal modo, sempre più evoluto, di trasmettere contenuti (anche se brevi).

2. Scrittura breve e pensiero lungo

L’Autore/scrittore ha promosso in questi anni ed ha assistito al prevalere del pensiero corto e della scrittura breve(da non confondere con la rapidità delle “Lezioni americane” di Italo Calvino) nelle forme di trasmissione predilette dalla medialità: la necessità di assecondare lo scrivere breve richiesto dal mezzo utilizzato e la limitatezza del tempo per la lettura, hanno determinato le modalità di costruzione quindi d’invio e di ricezione della scrittura stessa.
Su queste due linee programmatiche è sembrato che si muovesse il binario della cultura artistica.
In realtà si è andata s-configurando la qualità metaforica del pensiero lungo poiché questo si è s-programmato quale nuova filosofia della storia,perché incapace di interpretare e “leggere”  la nuova struttura del mondo. E’ tuttavia la lunghezza di pensiero che può rispondere alla necessità di produrre il senso complesso/liquido (o post-post come suggerisce la moda) dell’attualità: siamo tutti postmoderni, se la coscienza di venire dopo si indebolisce fino a sparire. A tale pensiero lungo – scomparso appunto nella medialità – permane l’obbligo tuttavia di indicare, nei termini possibili, anche la  prospettiva di dove siamo/sono diretti.
La fattualità della FUIS non ha possibilità (né volontà) di sottrarsi all’impegno e alla costruzione di un’altra storia della scrittura e dell’Autore: l’operare della FUIS non può essere che un’altra parte/modalità della rappresentanza fin qui vissuta dalle organizzazioni di categoria degli scrittori. E’ necessario fare i conti con la limitatezza del retaggio e la forza dell’attualità. Per dire meglio: se capire il passato non significa la sua celebrazione, ogni abbandono di quel retaggio deve essere orientato a mettere a punto gli elementi di una nuova base (la terza fase di Raffaele Simone?). Va individuato – appena possibile – un nuovo schidione, a cui appendere le tante situazioni della scrittura d’oggi. E ciò con lo scopo di determinare le linee di un progetto di trasformazione del ruolo dello scrittore di oggi e di domani, che non può che essere più ritenuto scrittore di una,ma di tutte le espressioni artistiche: consapevoli che l’universo intero è un corpo scritto.

3. La piccola scrittura

L’ossatura della scrittura attuale è più larga di quella di sempre, poiché ha possibilità di essere diffusa nell’universo (qualcuno potrebbe intendere nel globo), e perciò subito informale e politica, libertaria, e quasi sempre compromessa in economia.
E’ scrittura che non persegue immediatamente intenzioni estetiche,almeno nella concezione tradizionale del bello (né come l’intendevano Kant o Hegel), non legge il passato (se non raramente) e volta la pagina della memoria con il mutare della sua visione. Ed è subito abbandonata e sostituita dalla successiva scrittura e visione. E la memoria di disfa, pur se il supporto tutto conserva.
Si cambia lettura, perché si deve mutare: e la piccola scrittura della multimedialità supporta il cambiamento,soffrendola somma dei pensieri, la complessità e la rifiuta.
E’ scrittura di confine quindi e ha limiti di senso. Persegue contenuti e conflitti diversi, più vasti di quelli noti agli scrittori di ieri e li affronta con immediatezza e con globalità (in questo caso non con universalità) di diffusione.
Sul cancello della FUIS i propositi e i tentativi di colmare il divario
– tra la scrittura e la piccola scrittura della multimedialità,
– tra la potenza del pensiero universalmente diffuso e la sua produzione (anche economica),
– tra la comunicazione, l’informazione e la conoscenza,
– tra la potenza della tecnologia e quella dell’immaginario individuale e collettivo
– tra la diffusione delle opere dell’ingegno e la sofferenza della proprietà intellettuale,
– tra il potere politico della piccola scrittura dei network e la democrazia che organizzagli uomini e
consente (libera)l’espressione del pensiero,
– tra la rappresentanza degli scrittori e quella dei produttori dei nuovi linguaggi della multimedialità.
Tutto questo si rinviene nelle ragioni per cui la Federazione Unitaria Italiana Scrittori fu costituita ed ha operato. Ed oggi è maggiore la consapevolezza che gli Autori/scrittori – siano di ieri o di oggi – devono avere pronta la struttura idonea per salvaguardare la proprietà e la produzione intellettuale delle loro opere anche nella più avanzata multimedialità.

4. Con la Federazione Unitaria Italiana Scrittori

L’idea di confederare le tre organizzazioni di categoria degli scrittori afferenti ai tre sindacati CISL, CGIL e UIL, in una sola associazione, pur se fosse stata “falsa, verosimile o vera”,fu giusta e a tempo. Lo si può dire a soli tre anni o poco più di distanza dalla costruzione. Quell’idea rispondeva all’esigenza di cogliere sia le trasformazioni  che stavano sopravvenendo con la diffusione della multimedialità e delle opere dell’ingegno sia la necessità di non farsi travolgere dai sommovimenti che stavano già investendo la proprietà intellettuale, come effetto del liberalismo scosso dell’economia. E di non rimanere fermi.
       E’ il diritto alla paternità dell’opera che è stato ed è ancora fortemente contraddetto da una falsa idea della comunicazione del sapere e soprattutto dall’insorgenza della confusione tra copyright (nell’accezione del diritto anglosassone) e  diritto d’autore (inteso in ambito di diritto latino). Eravamo convinti che, a differenza dell’immobilismo delle associazioni di categoria che le aveva caratterizzate fino ad allora, era necessario non rimanere inerti e di “reagire” energicamente dinanzi ai mutamenti sociali e alle possibilità che la telematica andava costruendo e metteva a disposizione dell’Autore/scrittore. Si trattava di mettere in campo una forza culturale la cui vitalità doveva rispondere ad una fisionomia complessiva che esibisse alcune qualità di sicuro profilo distintivo.
La prima tra queste era quella di “saper crescere” ancora, come associazione di categoria, questa volta composita e disponibile a diventare una sola organizzazione (senza dimenticare la sua fondazione a tre). Infatti già si andava registrando una  flessione di interesse come conseguenza degli effetti dispersivi della diffusione (fors’anche illusoria) di internet e delle sue promettenti forme accessorie.
La seconda fu quella di tentare di farsi riconoscere come organizzazione con attività numerose e di qualità che, assecondando il disegno di trasformazione profonda (ancora in corso) della proprietà intellettuale, presentasse un profilo che non fosse oppositivo alle nuove realtà. Si riteneva che dovesse riconoscersi come realtà  proponente una novità storica nel settore quale fu ed è la distribuzione collettiva dei proventi d’autore (riconosciuti come non ripartiti, non ripartibili o prescritti) con finalità di promozione di iniziative a favore degli Autori/Scrittori.
La terza  caratteristica fu quella di proporre la FUIS come organizzazione che – via via che si istituzionalizzava e si diffondeva tra gli autori e le loro associazioni – si  ampliasse in quanto portatrice di un impegno che coinvolgesse gli autori/scrittori di ogni espressione. Si trattò di evitare di non essere al passo con i tempi e/o di inaridirsi nelle riflessioni delle “vertenze cultura” sempre dedite alle forme della scrittura tradizionale e al ruolo dello scrittore partiticamente impegnato e quindi ad altro abbandonato.
La FUIS era ed è quindi disponibile a percepire, modificando eventualmente anche le proprie linee di pensiero e d’azione, le ragioni di una rappresentanza degli scrittori che si configurasse e si sostenesse sempre più con una caratterizzazione unitaria, quindi forte tanto da essere riconosciuta – per la prima volta – con la peculiarità dell’erga omnes.
Non per ultima, la dichiarata e riconosciuta maggiore rappresentatività richiese di porre il problema dell’internazionalizzazione, in modo che gli Autori/scrittori fossero presenti in ambito europeo e internazionale. E la FUIS si è posta, nel contesto degli istituti di cultura europei, in rappresentanza degli Autori/scrittori italiani.
Infine. Fu con consapevolezza che la decisione per la costruzione della FUIS, comunque quest’ultima fosse intesa,  era orientata a dare vita  ad una nuova formazione che sarebbe stata possibile e forte solo se, di fronte a trasformazioni di così ampia portata e importanza, fosse in grado di creare episodi di tutele e di promozione che potessero concorrere a mutare il panorama complessivo del fare rappresentanza.
Non si trattava di cambiare il nome ad associazioni di categoria che ne avevano già uno per conto loro. Veniva ed è stata prospettata la possibilità di avviare un processo che avrebbe portato ad una sola organizzazione (anche senza passare attraverso l’unificazione), prevedendo che le decisioni che la Comunità Europea avrebbe preso – come è avvenuto – in merito alla proprietà intellettuale, avrebbero richiesto anche l’armonizzazione delle rappresentanze oltre alle diverse legislazioni nazionali sul diritto d’autore e/o copyright dei Paesi membri.
Grazie a ciò, grazie alla FUIS gli Autori/scrittori italiani possono ritenersi non in ritardo rispetto ai colleghi europei ed esteri.
                                                                             Natale Antonio Rossi,
                                                    Presidente UIL UNSA, membro del Segretariato FUIS

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